Consigli per una buona pratica (parte seconda)

Chi desidera davvero cambiare ha difficoltà a mantenere una certa costanza. Lo yoga è una disciplina che offre un metodo per implementare i cambiamenti. Lo yoga infatti parte dalla mente, ovvero offre e promuove salute e guarigione  tramite il controllo della mente, che a sua volta si ottiene tramite la comprensione dei “trucchi” da lei perpetuati.
Per comprendere come la psiche contribuisca a perpetuare le cattive abitudini bisogna introdurre il concetto di samskara. Secondo gli antichi yogi, i samskara sono azioni o pensieri abituali che diventano via via più profondi, come i solchi degli pneumatici in una strada fangosa. Ogni volta che si fa o si pensa qualcosa, aumentano le probabilità di ripetere quell’azione o quel pensiero in futuro. Questo vale sia per  le cose desiderabili che per quelle indesiderabili.
In passato si pensava che nell’età adulta il cervello non fosse più in grado di cambiare molto. Oggi invece, grazie ai progressi delle tecnologia e della conoscenza si è compreso che il cervello è una materia plastica, nel senso che è capace di cambiamenti.  Quando si compie una nuova azione nasce una nuova connessione neurale, che si rafforza ogni volta che l’azione viene ripetuta. Nei suoi Yoga Sutra Patanjali afferma che si ottiene successo nello yoga praticando regolarmente senza interruzioni, per un lungo periodo di tempo. Ovvero tracciare nuovi solchi comportamentali, dare vita a nuovi samskara e rafforzarli tramite la ripetizione. Solo così si possono creare nuove abitudini abbastanza forti da sostituire quelle disfunzionali. Come affermava Swami Vivekananda “l’unico rimedio per le cattive abitudini sono abitudini opposte e contrarie”.

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